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sabato 9 aprile 2011

I danni provocati dalle radiazioni nucleari

La Vita è basata su complesse e grandi molecole organiche, basate sul carbonio. I legami tra queste molecole avvengono attraverso l'interazione tra le nubi di elettroni dei vari atomi e sono legami molto più delicati di quelli che sussistono all'interno dei nuclei.

Ogni radiazione ionizzante, cioè in grado di strappare via gli elettroni da un certo atomo neutro, trasformandolo in ione, è in grado dunque anche di spezzare i legami che esistono all'interno delle molecole organiche, provocando seri danni.

Sono radiazioni ionizzanti sia i raggi alfa che i raggi beta, nonché, se consideriamo la radiazione elettromagnetica, i raggi ultravioletti, i raggi X ed i raggi gamma.

Dunque tutti e tre i tipi di radiazione nucleare (α, β e γ) sono nocivi.

Il danno può consistere nella morte della cellula che contiene la molecola colpita da questi proiettili oppure, se si è sfortunati, nella sua trasformazione in cellula cancerosa, pronta a riprodursi in modo incontrollato.  

Tutto dipende anche, naturalmente, dalla quantità e qualità delle radiazioni a cui si è esposti, nonché dalla durata dell'esposizione.

Ad esempio, nel corso di una esplosione atomica, si può essere investiti da una quantità di radiazioni tale da provocare la morte di enormi quantità di cellule, per cui l'organismo soccombe immediatamente o in pochissimo tempo.

Viceversa, esposizioni più basse ma prolungate nel tempo, come avviene in chi assorbe sostanze radioattive o vive in ambienti contaminati, può provocare malattie come il cancro o la leucemia, a distanza di tempo.

Se a venire colpita è la molecola del DNA, si potranno inoltre verificare delle mutazioni, cioè modifiche al codice genetico umano che sono trasmissibili alle generazioni future. Ovvero le radiazioni producono la sola forma di danno che si propaga anche ai discendenti. 

La radioattività naturale

In natura siamo comunque esposti ad una certa quantità di radiazioni nucleari, che non è putroppo possibile eliminare. Il fatto che siano naturali, infatti, non implica che siano innocue. Anche queste radiazioni sono in grado di provocare danni al nostro organismo.

Possiamo citare ad esempio l'isotopo instabile (radioattivo) del carbonio, il 14C, che è presente, insieme al più comune e stabile 12C, nel nostro organismo.

Oppure si possono considerare i raggi cosmici, radiazioni di altissima energia provenienti dal centro della galassia e da eventi cosmici.

Il fatto che le radiazioni siano comunque nocive ci fa capire che dobbiamo tendere a minimizzare l'esposizione verso di esse, evitando in particolare di aggiungere fonti artificiali alle ben note sorgenti naturali.

La regola è molto semplice: meno radiazioni nucleari ci sono, di qualsiasi origine siano, meglio è.

L'uranio

L'uranio (U) è un elemento caratterizzato dal numero atomico 92, ovvero avente 92 protoni nel nucleo. 

L'isotopo più comune che si trova in natura è 238U e non esistono isotopi stabili di questo elemento.

Ciò significa che quando si parla di uranio, qualsiasi aggettivo lo preceda o lo segua, stiamo sempre parlando di una sostanza radioattiva.

L'uranio, come si sa, viene utilizzato nella costruzione delle bombe atomiche e come combustibile per le centrali nucleari. 

In entrambi i casi 238U non si presta molto bene perché, pur essendo radioattivo, non è molto facile spezzarne il nucleo sparandogli contro dei neutroni, nel processo detto di fissione nucleare.

L'isotopo che funziona meglio in questo caso è 235U, presente in natura in quantità infinitesime. 

Si usano dunque dei processi artificiali di arricchimento tendenti a far aumentare la percentuale di 235U presente nel combustibile. Il risultato viene definito uranio arricchito.

Dopo l'uso nella centrale, le barre di combustibile hanno perso gran parte del loro contenuto di 235U e sono ancora in gran parte fatte da 238U, oltre a tanti altri elementi, in gran parte anch'essi radioattivi. Visto che questo è un combustibile ormai utilizzato, sfruttato, esaurito (depleted), non è più utile per la produzione di energia.

Ma ciò non significa che sia diventato innocuo, anzi è sicuramente più radioattivo dell'uranio naturale, per la presenza di svariati prodotti delle reazioni atomiche. 

E poi si tratta pur sempre di uranio, quindi radioattivo, quindi sempre e comunque molto pericoloso per la salute umana.

Il tempo di dimezzamento dell'uranio-238 è pari a 4,5 miliardi di anni, il che significa che se abbiamo 1 kg di 238U dovremo aspettare 4,5 miliardi di anni per vederlo ridursi a mezzo chilo! 

Dunque ogni contaminazione da questa sostanza ha durata praticamente infinita e solo la diluizione dell'uranio nell'ambiente e nel sottosuolo può ridurre il danno locale, anche se eventuali inserimenti nella catena alimentare non possono che peggiorare la situazione.

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